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Smaltimento e Riciclaggio degli Elettrodomestici

Aggiornato il 9 Settembre 2021

Indice

  • Quanto durano gli elettrodomestici di oggi
  • Quando è ora di cambiarli
  • Come ammortizzo la spesa per il nuo­vo acquisto
  • Per quanto tempo è valida la garanzia
  • Qual è il destino dell’apparecchio di­smesso
  • Chi sarà responsabile del recupero
  • Quali i vantaggi per l’ambiente
  • Tutti gli elettrodomestici sono rici­clabili?
  • Come saranno gli apparecchi da ri­ciclare

Sai che oggi può essere conveniente sostituire il vecchio con il nuovo? La spesa, infatti, si ripaga con il risparmio sui consumi.
Sì, però come si smaltisce il vecchio senza finirne sommersi? Oggi è la legge a dettare le regole: con doppia garanzia, per chi acquista e per l’ambiente.

In più, designer e tecnici sono chiamati a concepire apparecchi che consumino poco, smontabili e fatti con materie riciclabili. In qualche famiglia resistente ai con­sumi sono ancora in funzione elettrodo­mestici risalenti agli anni Settanta.

A volte dalla prima casa sono stati trasfe­riti nella seconda del mare o della mon­tagna, dove l’uso è saltuario. Più di uno dei proprietari afferma di non volerli so­stituire, temendo che un nuovo appa­recchio non possa durare così tanto. Ha davvero ragione?

Ma una volta acquistato un nuovo elet­trodomestico, quello superato dove va a finire? E che cosa copre esattamente la garanzia di produttore o venditore? Una per una, ecco le risposte a tutti i quesiti: potremo così percorrere tutta la vita degli apparecchi, dal progetto al­lo smaltimento.

Quanto durano gli elettrodomestici di oggi

Probabilmente, con i nuovi componenti, 30 anni non li reggerebbe­ro. Ma 10-15 sì, e magari anche 20 se la qualità è alta, salvo le solite eccezioni. Una durata non così breve come si è portati a pensare.

I produttori che cosa dicono? C’è chi af­ferma che i componenti vengono testa­ti per una durata minima di otto anni. Dopo i quali però l’apparecchio potreb­be funzionare per altrettanto tempo.

Da un’indagine svolta dall’Istituto GfK di Trieste nel 2006, risulta che, rispetto ai tre anni precedenti, in Italia il ciclo di vita dei frigoriferi è aumentato fino a una media di 11,1 anni. Altre ricerche europee danno invece una media di 13-15 anni.

Ma se il frigo viaggia 24 ore su 24, gli altri apparecchi, come lavatrice o lavastoviglie, si usano con minore fre­quenza e quindi la durata può essere maggiore, legata all’intensità d’uso. Una macchina che fa due lavaggi al giorno si logorerà prima di una impiegata per un solo ciclo alla settimana.

Quando è ora di cambiarli

È una do­manda frequente, accompagnata da un altro dubbio: vale la pena riparare l’apparecchio quando si guasta? Il piatto della bilancia pende oggi a favo­re della sostituzione, per due ragioni dettate dalla logica: se la spesa per la riparazione si avvicina a un terzo del prezzo d’acquisto di un nuovo apparec­chio, allora è meglio sostituire il vecchio(specialmente se di tecnologia superata); se invece non c’è guasto, ma la macchi­na ha già compiuto otto-dieci
anni, sosti­tuirla vuol dire risparmiare.

Come ammortizzo la spesa per il nuo­vo acquisto

Un frigorifero che ha compiuto dieci an­ni consuma il 60 per cento in più di ener­gia rispetto a uno nuovo; calcolando che sulla bolletta il frigo copre il25-30 per cento del totale da sborsare, il rispar­mio compensa in breve tempo il costo per l’acquisto.

Così il famoso frigo anni Sessanta e Settanta (ereditato da genito­ri e nonni), se rappresenta un’icona per lo stile e il ricordo di anni felici, assume disperatamente il ruolo di sprecone. Se non ce la fai a staccartene, crea in casa un angolo “vintage” e usalo come arma­dietto contenitore.

Il principio di risparmio vale anche per lavabiancheria (meno 44 per cento di energia e 62 per cento di acqua nei nuo­vi modelli rispetto a dieci armi fa), la lavastoviglie (14 litri di acqua e kWh 1,05 di energia sono i consumi delle ultime macchine), forno (che trovi anche in classe A).

Con il risparmio sui consumi, in parte ammortizzi la spesa d’acquisto, per l’al­tra parte hai il vantaggio di usare appa­recchi con funzioni più evolute, che ti fanno risparmiare tempo (che è denaro, se lo misuri secondo la filosofia di que­st’epoca), fatica (a favore specialmente delle donne) e migliori risultati.

Inoltre i nuovi apparecchi, diventati elettronici, sono più facili da riparare e con minore spesa: in caso di guasto, a volte basta sostituire una scheda elettronica, un la­voro facile e veloce. Trovi che siamo un po’ troppo dalla parte dei consumi? Dal­la risposta alla domanda che segue tro­verai la giustificazione.

Leggi questi dati: in Italia sono in funzio­ne circa 50 milioni di elettrodomestici acquistati da oltre dieci anni (di cui 29 sono frigoriferi e congelatori): quasi la metà di tutti gli apparecchi presenti nel­le case. Famiglie sprecone? Se si trat­tasse solo di bollette salate da pagare, niente da dire, ognuno può scegliere co­me devolvere le proprie risorse finanziarie.

Ma di mezzo c’è ben altro, cioè l’ambiente, con i mutamenti del clima che ci fanno già soffrire (chissà come se la caveranno figli e nipoti), per colpa dell’anidride carbonica che si riversa in cielo nella produzione di energia elet­trica.

Il calcolo sull’impatto ambientale degli elettrodomestici è stato eseguito, per ora, su frigoriferi e congelatori (da­ti di Electrolux): per alimentare quelli in uso in Italia, serve l’energia prodotta da tre centrali elettriche da 640 MegaWatt, che scaricano 6,5 milioni di tonnellate di anidride carbonica (CO2) ogni anno; se tutti i frigo italiani fossero in Classe A+, si risparmierebbe più del 50 per cen­to dielettricità, equivalente a tre milio­ni di tonnellate di CO2 in meno all’anno.

Per quanto tempo è valida la garanzia

Quando l’apparecchio si guasta, la prima cosa da fare è controllare se è an­cora in garanzia. Quella legale ha la du­rata di 24 mesi dalla data di consegna, e con il “certificato di garanzia” il produt­tore si impegna a riparare o addirittura sostituire il bene quando questo, come è scritto sul documento, “non corrisponde alle condizioni descritte, a meno che il difetto sia dovuto a errata installazione, negligenza d’uso, manutenzione esegui­ta da persone non autorizzate”.

Solo per i primi sei mesi è compreso anche il di­ritto di chiamata, cioè l’uscita del tec­nico, mentre mano d’opera e pezzi di ri­cambio sono sempre gratuiti.

Attenzione però: gli accessori asportabili, le mano­pole, le lampade, le parti in vetro e quel­le smaltate esulano dalla copertura di garanzia; vuol dire che, se si stacca la maniglia di freezer e frigo, o il frontalino di un cassetto interno, non solo devi pa­gare l’uscita del tecnico, ma anche il pezzo di ricambio… che ti converrà cer­care presso un centro specializzato.

Consiglio: conserva sia il certificato di ga­ranzia sia lo scontrino di cassa (che è bene fotocopiare perché con il tempo si sbiadisce) o la fattura, da presentare al tecnico in caso di riparazione.

Qual è il destino dell’apparecchio di­smesso

Le norme RAEE (Rifiuti di Apparecchiature Elet­triche ed Elettroniche) uscite dal Mini­stero per l’Ambiente e attuate a seguito del Decreto 151/05, che coprono l’intero percorso dell’apparecchio, dalla produ­zione al consumatore finale.

Finalmente si introduce un nuovo con­cetto, fin’ora poco praticato, che è la “responsabilità del produttore”, il quale è chiamato a incrementare e gestire un sistema di raccolta degli apparecchi a fine vita. Oltre che elettrodomestici, RAEE comprende computer, monitor, TV, radio, prodotti di illuminazione.

Chi sarà responsabile del recupero

Tra i consorzi che nascono per la ge­stione dei RAEE, riguardo agli elettrodo­mestici sta per diventare operativo Ecodom, Consorzio Italiano Recupero e Ri­ciclaggio Elettrodomestici; ha il compi­to di coordinare l’interazione con le piazzole ecologiche nei Comuni, dove saran­no convogliati gli apparecchi dismessi, consegnati sia dai punti vendita sia dai singoli cittadini.

I consorzi dei produttori saranno competenti per il prelievo, attivando accordi per trasporto e riciclo con imprese spe­cializzate, sostenendone le spese. Così, per legge, i produttori si sostituiscono ai Comuni nella gestione-smaltimento-ri­ciclaggio di questo tipo di rifiuti.

Quanto costerà ai consumatore l’o­perazione smaltimento?

Già, come sempre niente è gratuito; il consumato­re deve prepararsi a versare un “eco-contributo” che verrà applicato su tutti i prodotti nuovi: a volte dichiarato a par­te, oppure nascosto nel prezzo finale del prodotto (ma la legge dice che non deve generare alcun profitto, cioè non essere superiore ai costi totali delle procedure).

Oggi si stimano circa 20 euro di contribu­to per frigoriferi e congelatori, 7-8 per la­vatrici, lavastoviglie, cappe eccetera, ma Ecodom sta lavorando per una riduzione.

Dove sono le piazzole ecologiche? Eco­dom afferma che ne esistono a sufficien­za, AIRES (e qualche produttore) dice di trovarsi in difficoltà. Come sempre le nuove procedure stentano ad avviarsi. Gli impianti attivi per il riciclo dei RAEE sono invece già 40.

Quali i vantaggi per l’ambiente

In un’epoca che verrà ricordata per la mole dei rifiuti prodotti, questa normativa ha sapore di speranza. Ogni cittadi­no europeo attualmente produce fra 17 e 20 chili di RAEE ogni anno, con un tasso di crescita del 3-5 per cento.

Il 90 per cento di questi è interrato, inceneri­to e ritirato senza concetto di pre tratta­mento e recupero di materie riutilizzabi­li o addirittura pericolose. Con l’attuazio­ne della legge, eco-piazzole permetten­do, si raggiungeranno due vantaggi: limi­ti all’inquinamento ambientale e recu­pero di materiali.

Prima di tutto da frigo, freezer, condizionatori verrà recuperato il gas refrigerante che danneggia lo stra­to di ozono in atmosfera (100 grammi di CFC, contenuto in un frigorifero do­mestico di vecchio tipo, distruggono tre tonnellate di ozono!).

Una volta messe in sicurezza le componenti pericolose, ven­gono separati i vari materiali. Triturati con diverse tecnologie, si arriverà a sepa­rare i ferrosi, i non ferrosi e le plastiche; con l’obiettivo di ottenere gradi di purez­za tali da consentire il reinserimento nel mercato di materie “prime seconde”.

Tutti gli elettrodomestici sono rici­clabili?

Quelli datati purtroppo non sempre, o solo in minima parte. Ma la direttiva europea 2002/96/CE, recepita in Italia con il decreto del 2005, per rende­re fattivo il riciclaggio degli apparecchi impone anche ai produttori di sfornare apparecchi con una riciclabilità minima del 75 per cento rispetto al loro peso.

Un vero impegno per le industrie, perché oltre a evitare o limitare l’utilizzo di ma­terie pericolose (per esempio piombo, mercurio, cromo esavalente e alcuni ri­tardanti di fiamma) devono facilitare, al momento del recupero, la separazione dei vari materiali.

Come saranno gli apparecchi da ri­ciclare

Per rendere recuperabile l’e­lettrodomestico non si può certo improvvi­sare. Risulta essere invece necessario partire dal proget­to. I designer sono i primi a essere chiama­ti in causa. Devono creare apparecchi con un numero ridotto di materiali, meglio se omogenei tra loro, e con componenti facili da smontare.

Non sono pochi i prodotti di ieri, anche se di alto design, che ai test at­tuali risultano difficili da smontare e quin­di da recuperare. Già prima dell’entrata in vigore della nuova legge, c’è invece qualcu­no che da tempo osserva questi principi.

Un esempio è il gruppo svedese Electrolux (in Italia con i marchi Rex, AEG, Zoppas, Zanussi), che ha fatto del rispetto ambien­tale una vera filosofia produttiva, coinvol­gendo tutta la filiera, secondo il principio dell’approccio olistico, a partire dalla fabbri­ca (controllo delle emissioni e consumi li­mitati), per proseguire con progetto, co­struzione, trasporto, riducendo al minimo l’impatto ambientale (l’obiettivo è conqui­stare “l’impatto zero”).

Un esempio: già negli Anni 80 ha introdotto un materiale ri­ciclabile più volte (Carboran) per la vasca delle lavabiancheria, che tra l’altro viene lavorato alla temperatura di 200 gradi an­ziché 1.200 del ferro; e negli Anni 90 ha svi­luppato un gas refrigerante non dannoso per lo strato di ozono, poi impiegato anche da altri produttori.

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