C’è una tendenza, nel web, che sta facendo registrare una costante crescita. Risulta essere la vendita di prodotti contraffatti, articoli praticamente identici agli originali, tanto che è quasi impossibile “smascherarli”. Fra i prodotti più copiati vi sono capi di abbigliamento, scarpe, borse e accessori, occhiali, insieme a cd e dvd, profumi e cosmetici, farmaci e gioielli, persino pneumatici e pezzi di ricambio per auto e moto, fino ai generi alimentari…
Il perché di questo boom è presto detto. Il canale virtuale dà la possibilità di mantenere l’anonimato, richiede investimenti molto contenuti, può contare su un passaparola immediato e il suo mercato di riferimento è potenzialmente illimitato. E, soprattutto, garantisce una grande facilità di azione, consentendo di far perdere rapidamente le proprie tracce.
Se prima dell’avvento del web i contraffattori erano soliti inondare il mercato con grandi quantità di merce falsa, le dinamiche del commercio in rete hanno finito con il modificarne le modalità di vendita. Le loro proposte sono sempre più mirate ai singoli consumatori e, nella maggior parte dei casi, le transazioni riguardano piccoli importi e quantità, così da essere più difficilmente intercettabili.
Per sfuggire a queste truffe si deve correre ai ripari, cercando di porre la massima attenzione ai segnali che si possono captare al momento dello shopping. Il primo suggerimento, se si vuole avere la certezza dell’autenticità della merce, è quello di effettuare i propri acquisti nei siti ufficiali del marchi, che certificano l’originalità dell’offerta. Certo, il prezzo può essere meno competitivo rispetto ad altre parti, ma lì almeno si va sul sicuro. Se invece il prodotto è venduto in un sito che non si è mai frequentato, allora ci si deve trasformare in una sorta di investigatori.
Si procede innanzitutto con il ricercare se esistono eventuali feedback di clienti che hanno acquistato in precedenza, verificando se il sito in questione è stato mai oggetto di denuncia. Si passa poi ad analizzare il linguaggio con cui è descritto l’articolo: se ci sono molti errori ortografici, meglio navigare altrove. Porre attenzione anche alla foto: nel caso sia di scarsa qualità, è possibile che si voglia nascondere qualcosa, magari proprio la cattiva qualità dell’imitazione. Sono anche da controllare le condizioni di spedizione e di consegna, facendo attenzione a scegliere sempre metodi tracciabili.
Per quanto riguarda il prodotto, diffidare dai prezzi molto più bassi rispetto a quelli dell’articolo originale e non prendere in considerazione proposte disponibili con largo anticipo rispetto alla data del lancio ufficiale.
Per evitare truffe, inoltre, è molto utile leggere l’etichetta che, oltre ad essere obbligatoriamente scritta in lingua italiana, deve avere indicazioni chiare delle tappe percorse dall’articolo nelle varie fasi produttive. Ad esempio, quella di un capo di abbigliamento in tessuto deve riportare la ragione sociale o il marchio registrato dell’azienda, il nome per esteso delle fibre tessili che lo compongono, e deve specificare la percentuale di tutte le fibre presenti, fatte salve le tolleranze e i criteri d’uso della dicitura “altre fibre” (che possono costituire fino a un massimo del 10% del peso totale del prodotto).
Se, nonostante tutte le precauzioni, si cade nella trappola dei contraffattori, si consiglia di segnalarlo alla Guardia di Finanza, che una volta accertata la truffa provvederà a chiudere il sito. È però molto difficile riuscire a riavere i propri soldi.
Secondo i dati diffusi dal Censis, il mercato dei prodotti contraffatti in Italia ha un volume d’affari pari a 6 miliardi e 535 milioni di euro, con un impatto devastante sul sistema economico. Si stima infatti che ci sarebbero 17,7 miliardi di euro in più di produzione se, al posto dei prodotti “falsi”, fossero acquistati quelli autentici, a cui si aggiungono le perdite legate all’evasione fiscale che, tra imposte dirette e indirette, sono stimate in circa 5 miliardi e 300 milioni di euro.