Acqua minerale vuol dire grande business e, di conseguenza, consumo drogato.
Questo significa che la pubblicità, e i grandi produttori di acque minerali che vi stanno dietro, inducono i consumatori a considerare questo prodotto alla stregua di un bene di prima necessità.
Il meccanismo è semplice: prima di tutto viene fatto credere che l’acqua del rubinetto non sia potabile, poi che le diverse acque minerali siano indispensabili per i più disparati casi.
Sulle etichette infatti si legge: «Indicata per l’alimentazione del neonato», «Può favorire le funzioni epatobiliari», «È indicata per le diete povere di sodio», «Stimola la digestione», «Digerire nel modo più giusto», «Può avere effetti diuretici»,
mantiene a dieta», «Bevine quanta ne vuoi».
Inoltre bere troppo durante il pasto, come vorrebbe la pubblicità delle acque minerali, anziché facilitarla, rende più difficile la digestione. E poi bere senza ragione è perfettamente inutile. Il fabbisogno idrico giornaliero è di un litro e mezzo circa di liquidi, perché il resto viene dal cibo solido, che in percentuale contiene anch’esso acqua.
Sgorga fresca, ma in che condizioni arriva?
Il consumatore deve invece sapere che l’acqua spesso sgorga, sì, da sorgenti alpine fresche e immacolate, ma dopo essere stata messa in bottiglia (di vetro, di PVC = poliyinilcloruro, di PET = polietilentereftalato, di PP = polipropilene, di PE = polietilene o in tetrabrick di CA = cartone accoppiato con alluminio o plastica), viaggia in lungo e in largo al sole, al caldo e al freddo per mesi e mesi, perdendo gran parte della sua freschezza e genuinità originaria.
La legge italiana riguardante l’acqua minerale definisce minerali solo le acque dotate di particolari proprietà salutari e medicinali, cioè se caratterizzate da particolari e in genere elevati contenuti di sali minerali.
Non si tratta quindi di semplice acqua da bere, come la consideriamo noi mettendola in tavola tutti i giorni, ma di acqua che può avere effetti sulla salute. L’autorizzazione al commercio, infatti, viene rilasciata dal Ministero della Sanità.
L’acqua minerale non può essere filtrata, né subire processi di purificazione di alcun tipo: deve essere pura all’origine (le sorgenti sono di solito situate in posizione privilegiata, spesso in montagna).
La sua composizione, che appare nell’etichetta, viene controllata ogni cinque anni; mentre la sorgente è controllata periodicamente per verificare la presenza di microorganismi (aspetto microbiologico).
Il residuo fisso
Facendo evaporare un litro di acqua a 180° rimangono determinate sostanze: il residuo fisso, che dà un’indicazione dell’insieme delle sostanze disciolte nell’acqua.
A seconda della quantità di residuo le acque minerali si dividono in quattro gruppi (la legge italiana, tanto per cambiare, ne prevede solo tre): minimamente mineralizzate (fino a 50 m1/1); oligominerali (tra 50 e 500 m1/1); medio minerali (tra 500 e 1500 m1/1) e le ricche di minerali dove il residuo supera i 1500 ml.
Una buona acqua minerale da tavola
Quali caratteristiche dovrebbe avere allora una buona acqua minerale da tavola? Poco residuo fisso, poco sodio, pochi solfati e niente nitrati e nitriti. Le acque in commercio più o meno rispondono tutte ai termini di legge, la loro igiene risulta abbastanza soddisfacente e non compaiono pesticidi e pericolosi solventi. Tuttavia, una cosa importante va sottolineata tra le tante acque reclamizzate alcune, contenenti un’alta concentrazione di minerali disciolti, sono proprio «medicinali» e quindi, come tali, non dovrebbero essere consumate come acqua da tavola. Come orientarsi nella scelta? Le etichette delle bottiglie di acque minerali non sono facili da decifrare e non aiutano i consumatori: simboli chimici, definizioni, cifre e valori forniti senza parametri di confronto. Addirittura esageratamente ricche di notizie incomprensibili.
Cosa tenere a mente dunque e quali elementi cercare nell’etichetta, per avere la certezza di scegliere senza sbagliare?
Poco o molto frizzante – Per controllare questa caratteristica, lasciando perdere le diciture generiche riportate sull’etichetta, si guarda il valore del pH, cioè l’acidità. Se il pH è più alto di 7 l’acqua non è frizzante. Più aumentano le bollicine, più il pH scende sotto il 7.
Residuo fisso – Come abbiamo spiegato sopra, indica il contenuto totale di sali minerali. Se bevete acqua minerale tutti i giorni sceglietene una che non superi i 500 mg di residuo fisso. In generale questo valore non dovrebbe superare i 1500 mg per litro (è il limite previsto per considerare potabile l’acqua del rubinetto). Le acque minerali con un valore più alto di 1500 rendono la digestione più difficile e dovrebbero essere prescritte solo per determinate cure.
Per tutti questi motivi è bene scegliere un’acqua poco mineralizzata, con basso tenore di sodio e di solfati (provocano effetti lassativi) e la minore quantità di nitrati (che sono pericolosi) e nessun nitrito.
VALORI RACCOMANDATI
La seguente tabella riassuntiva vi aiuterà a scegliere la vostra acqua minerale con cognizione di causa.
Residuo fisso: 500 ml/per litro. Chiamato anche «residuo secco» o «mineralizzazione totale»
Sodio: 20 mg/I
Potassio: 10 mg/I
Cloruri: 25 mI/I
Solfati: 25 mg/I
Nitrati: 20 mg/I (per lattanti e gravide il limite scende a 10 mg). Il valore guida è 10 mg.
Quanto dura l’acqua
Se fosse scritta chiaramente la data dell’imbottigliamento (le aziende hanno facoltà di indicare il lotto di produzione che può essere espresso indicando: giorno, mese e anno dell’operazione, oppure in codice: una sigla decodificabile unicamente da chi l’ha scritta) non potremmo lamentarci.
Invece è solo obbligatorio indicare la data di scadenza che, particolare non irrilevante per il consumatore, è fissata dal produttore, soltanto a sua discrezione.
Quelli che mettono entrambe le date sono ancora pochi e la discrezione va da un anno a due. Francamente troppo.
La giusta durata di conservazione si può ragionevolmente fissare in sei mesi per la plastica e un anno per il vetro!
Le etichette perciò dovrebbero contenere:
a) la data di imbottigliamento;
b) l’altitudine della sorgente, a quanti metri sul livello del mare: più le fonti sono alte e più si presume che l’acqua sia pura;
c) le indicazioni della composizione molto più esplicite e semplificate (residuo fisso, sodio, cloruri, solfati, nitrati), accompagnate da eventuali controindicazioni se si tratta di acque «medicinali» cioè bicarbonate, solfate, clorurate, magnesiache, fluo-rate, ferrugginose, sodiche ecc.
I consumatori intelligenti
I consumatori dunque, per tutelare il loro consumo di questo prodotto, dovrebbero pretendere dalle autorità sanitarie l’impegno a:
– fissare dei limiti sicuri contro la presenza di cloruro di vinile nell’acqua minerale;
-fissare delle norme diverse per l’imballaggio dei prodotti alimentari con l’obbligo di indicare in modo più comprensibile il tipo di plastica utilizzata su tutte le confezioni.
Per concludere
Se l’acqua del vostro rubinetto è buona, è stupido comprare quella in bottiglia. Se ha uno sgradevole odore di cloro, non servono filtri per risolvere il problema: basta lasciarla riposare in una brocca di vetro per un’ora perché il cloro evapori. Se si fa bollire inoltre il calore uccide i batteri e i virus; elimina una parte degli inquinanti (trialometani, cloro) ma, attenti, non va a inibire i nitrati o la presenza di residui di pesticidi.
Se proprio siete costretti, imparate a leggere bene l’etichetta e sceglietene una oligominerale, cioè quella più equilibrata.
L’imbottigliamento dev’essere fatto non lontano dalla vostra città. Meno l’acqua viaggia e più è sicura. Preferite quella in bottiglie di vetro, anche se più cara e meno comoda da trasportare.
-Imparate a leggere nell’etichetta i valori di residuo fisso, nitrati, sodio e solfati. Ricordando che non ci devono essere nitriti.
-No all’acqua gassata o troppo gassata. Fa male allo stomaco ed è controindicata per la gastrite, anche se si conserva più a lungo.
Controllate bene la data di scadenza, soprattutto per l’acqua confezionata in bottiglie di plastica, e date la preferenza a quelle con la data di imbottigliamento indicata chiaramente.
Attenti ai prezzi. Quelle più costose non sono le migliori. Non pagate la pubblicità che fa aumentare il prezzo. Non comprate l’acqua in farmacia. Verificate anche la capacità delle bottiglie. Non sempre quelle che sembrano da litro, sono da litro.