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In questa guida spieghiamo cosa sono le pareti ventilate e vediamo come funzionano.
Tipica del Nord Europa e delle zone alpine, molto usata anche in Medio Oriente, la parete ventilata è il mezzo più comune per coibentare il perimetro della casa. Non è altro che un’intercapedine tra due muri riempita d’aria e di materiale isolante, aperta alla sommità dell’edificio, che riduce la perdita di calore fino al 65%. A una parete già costruita si aggiunge invece un “sistema a cappotto” esterno o interno, che consiste di pannelli isolanti rivestiti di intonaco traspirante.
Caratteristiche
Guardando in sezione una parete ventilata possiamo individuare in successione le diverse superfici: la parete interna, lo strato di materiale isolante, l’intercapedine vuota e il muro esterno. Il rivestimento esterno è costituito di materiale isolante: legno, plastica metallizzata, pietra, cotto, ceramica klinker, un tipo di ceramica molto resistente.
La camera d’aria interna serve a ventilare la parete, smaltendo il vapore acqueo che grazie al cosiddetto “effetto camino” tende a risalire verso l’apertura superiore assieme all’aria calda, più leggera. Inoltre il basso coefficiente di conduzione termica dell’aria impedisce che la temperatura esterna influenzi negativamente quella interna (anche se i movimenti dell’aria in questo caso ne riducono il potere isolante). Un altro vantaggio consiste nella separazione tra rivestimento esterno e parete interna, che evita infiltrazioni.
L’effetto camino è dovuto alla dilatazione dell’aria calda che, diminuendo di densità, diventa più leggera e tende a risalire verso l’alto, causando una riduzione di pressione negli strati più bassi: è l’effetto che si riscontra, appunto, in un camino. La differenza di pressione, di un millesimo di atmosfera, si ha anche tra un piano e l’altro di un condominio e tra esterno e interno di una casa. Le finestre e le aperture dovrebbero infatti trovarsi in punti in cui la pressione esterna uguaglia quella interna: se quest’ultima è inferiore, infatti, l’aria fredda tende a spifferare verso l’interno.
Un altro aspetto che l’effetto camino può influenzare è la presenza nell’ambiente domestico di elementi tossici provenienti dal suolo. Come avviene nella gola di un camino, infatti, la pressione bassa dei piani inferiori di una casa tende a risucchiare aria da sotto: questo potrebbe causare la risalita di gas pericolosi tra cui il radon, elemento molto diffuso in terreni di tufo o pozzolana e i cui livelli sono regolamentati in Europa e negli Stati Uniti.
L’effetto camino viene utilizzato nelle pareti ventilate perché permette di liberare le mura dal vapore acqueo, mantenendole così scevre dall’umidità.
Vantaggi
I vantaggi di questa soluzione sono
-Limitazione delle escursioni termiche, nei mesi più freddi trattengono il calore, in quelli più caldi ne bloccano la diffusione all’interno mantenendo la casa fresca
-Limitazione dei piccoli movimenti di assestamento interni alle mura, dovuti alle differenze di temperatura e alla dilatazione dei materiali
-Isolamento acustico
-Protezione delle pareti da umidità e muffe
-Risparmio energetico sul riscaldamento e sul condizionamento della casa.
La parete ventilata può essere applicata a tutto l’edificio, diventando “facciata ventilata”. In questo modo si evitano umidità e differenze termiche dovute ai diversi materiali usati per ogni parete. Malgrado le pareti ventilate siano più costose rispetto a quelle normali, esse costituiscono una sorta d’investimento, perché permettono, attraverso un buon risparmio nei consumi, di recuperare nel tempo il denaro speso per l’installazione.
Costruzione
La parete ventilata va ancorata alle mura già esistenti dell’edificio. Queste devono essere completamente piatte e uniformi: bisogna quindi livellare concavità, fenditure e grumi, e integrare l’intonaco screpolato o mancante.
Una volta che le pareti sono sistemate si procede con l’applicazione di pannelli di materiale isolante con spessore di circa 3-4 cm: essi vengono agganciati tramite tasselli alle zone meno uniformi delle mura, quelle che non è possibile appianare alla perfezione, e in maniera tale che non si creino punti di fuga termica. Viene creata un’intercapedine di spessore fino ai 5 cm, che già influenza positivamente il processo di lavorazione in quanto aiuta a smaltire l’umidità in eccesso.
Dal momento che per funzionare adeguatamente l’intercapedine deve essere libera in tutto il suo volume, si collocano delle griglie alla base della stessa, presso le fondamenta dell’edificio, e al suo sbocco in alto, in modo da bloccare l’entrata di materiali o animali che possano ostruire la camera d’aria.
Il materiale che compone il rivestimento esterno dell’edificio deve essere impermeabile e resistente agli agenti atmosferici (sole, vento, grandine, sbalzi di temperatura ecc.). Oltre alla funzionalità deve avere un buon aspetto estetico e mantenersi uniforme nel tempo. Spesso si utilizzano materiali come cotto o ceramica, che associano la resistenza alla possibilità di estrusi sempre più sottili.
Il rivestimento è in genere costituito da lastre mobili, che permettono così di non ostacolare gli assestamenti termici. Gli spazi tra una lastra e l’altra sono detti giunti e servono a rendere elastica l’intera struttura; a seconda del loro spessore sono detti chiusi (2-3 mm) o aperti (6-7 mm): questi ultimi sono preferibili in quanto accompagnano meglio i movimenti termici (dilatazioni e restringimenti) della struttura.
Il sistema di ancoraggio del rivestimento alla struttura portante dipende dalla costituzione di questa.
-Quando il muro di supporto è completamente piano e in buone condizioni si opera l’ancoraggio puntiforme, mediante staffe in materiale inossidabile (acciaio inox, leghe d’alluminio) ancorate al muro dell’edificio con perni di regolazione verticale o orizzontale. Esistono più tipi di staffe, ad aletta rivoltata, adatte a materiali non fragili e lastre spesse poiché vanno forate per l’inserimento della staffa, con pin, adatte invece a lastre in materiale friabile, in quanto si possono inserire alla base della lastra tramite un perno; ad aggancio, adatte invece a lastre di ceramica.
-Quando non è possibile ancorare la struttura alle staffe o quando il rivestimento è in ceramica si usano montanti verticali metallici;
quando il carico sulla parete ventilata è notevole, o quando la struttura è sottoposta a forti correnti d’aria, si preferisce una intelaiatura metallica ancorata al muro dell’edificio.
Sulla muratura in calcestruzzo si possono adoperare sia il primo sia il secondo sistema; su quella a mattoni forati, se il peso delle lastre non supera i 20 kg e l’edificio non è soggetto a forti ventilazioni, il secondo sistema è da preferire, con profili metallici o ancoranti in acciaio a non più di 3 cm dalla parete di tamponamento.