A dare retta alla pubblicità di certi shampoo, soprattutto in estate, quando si suda molto e lavarsi e asciugarsi i capelli è più semplice, senza di «lui» non si può vivere.
In realtà, gli shampoo sono pressoché tutti uguali: cioè sono adatti alla funzione per la quale si adoperano, lavarsi i capelli e si differenziano soltanto per una minore o maggiore aggressività nei riguardi dei capelli (più o meno delicati, perciò usabili anche dai bambini i cui capelli sono naturalmente meno grassi) e per le sostanze aggiuntive che danno il profumo, la consistenza, la densità e la persistenza della schiuma.
Falsa scientificità e invadenza pubblicitaria
Un’azienda produttrice di shampoo ha tanto insistito in passato sulla possibilità, usando il suo shampoo, di lavarsi i capelli anche tutti i giorni (andando così contro tutte le regole biologiche della nostra cute, e al buon senso medico e dermatologico), che la gente ha finito per crederci.
In realtà accade proprio che i frequenti lavaggi anziché proteggere i capelli li rendono più deboli lasciando il cuoio capelluto secco e irritato.
Mentre la pelle sana, infatti se non viene lavata troppo spesso è in grado di ripristinare in breve tempo il proprio pH e il proprio mantello «idrolipidico», i capelli e il cuoio capelluto impiegano molto più tempo e il danno causato dall’aggressione dello shampoo si traduce spesso in un danno strutturale irreversibile (l’effetto Clear). Per questo non bisogna eccedere né nella frequenza dei lavaggi, né nella quantità dello shampoo.
Basterebbe solo l’acqua
Per pulire e lavare i capelli basterebbe anche l’acqua, benché la «durezza» da un lato (i minerali che contiene, come calcio e magnesio ostacolano, in qualche modo l’operazione), e la sua «tensione» dall’altro (la proprietà di restare compatta), non le permettono di legarsi bene con lo sporco e di eliminarlo.
Per questo nei saponi e negli shampoo si aggiungono dei liquidi detergenti, i tensioattivi, che abbassano la «tensione» dell’acqua e facilitano il distacco e l’emulsione dello sporco e del grasso (sebo) della pelle e dei capelli.
Tensioattivi ionici e non ionici
I tensioattivi si dividono in ionici (anionici, cationici, anfoteri) e non ionici.
Gli anionici liberano anioni in soluzione, sono detergenti energici, buoni schiumogeni, ma alcuni formano saponi calcarei che si possono depositare sulla cute e sulla cuticola del capello.
Questi comprendono i solfati alchilici, alcool eteri solfati, grassi estratti dalla noce di cocco e oli da semi di palma, ecc.
I cationici liberano cationi, pertanto possiedono affinità per le proteine (carica elettrica negativa) e vengono legati elettrochimicamente con la cheratina formando un film protettivo sul capello, buono per la lucentezza, morbidezza e pettinabilità. Poca schiuma e poco potere lavante, sono spesso irritanti.
Gli anfoteri liberano cationi in ambiente acido e anioni in ambiente alcalino, sono inoltre discreti detergenti e schiumogeni e abbastanza ben tollerati.
Sono costosi e sommano gli effetti detergenti degli anionici e gli effetti antisettici dei cationici.
I tensioattivi non ionici non liberano ioni in soluzione. Sono poveri di schiuma, possiedono un effetto detergente molto delicato. Sono facilmente solubili. Non sono irritanti.
Si trovano anche nei saponi liquidi e hanno un pH di solito più basso dei saponi.
Questo abbassamento si ottiene aggiungendo acido lattico, acido tartarico, acido citrico.
Appagare le aspettative dei consumatori
Nell’immaginario del consumatore, lo shampoo deve essere profumato, cremoso, denso e schiumoso. Sono qualità che hanno scarsa attinenza con lo scopo primario, quello di lavare i capelli. Ma poiché anche l’occhio, il tatto e l’olfatto vogliono la loro parte, ecco che oltre alle sostanze tensioattive, i produttori aggiungono quelle complementari, che servono a far sembrare più o meno belli, lucidi, pettinabili, sciolti, non elettrizzati, i capelli.
In questo campo la bizzarria e la vis inventiva dei produttori si scatena. L’olio di palma, di jojoba, il balsamo, le sostanze proteiche, gli estratti vegetali, il miele, gli ammorbidenti sono ingredienti di puro richiamo commerciale. L’olio di jojoba, per esempio, non è diverso da quello di mandorla o da altri oli per capelli, le sostanze proteiche danno la falsa idea di nutrire il cuoio capelluto, gli estratti vegetali di pino, equiseto, betulla, ortica, calendula, camomilla e chi più ne ha più ne metta aggiungono quel tocco di naturalezza agreste che non guasta mai. Si tratta di sostanze che non sono assolutamente utili o determinanti per la pulizia e la cura dei capelli, anche perché vengono eliminate con il risciacquo.
Conclusione
Uno shampoo vale l’altro. Vi potranno essere delle caratteristiche relative alla schiuma, al potere sgrassante, alla delicatezza, alla pro-fumazione, alla lubrificazione, alla scivolosità e pettinabilità dei capelli a lavaggio avvenuto e soprattutto in relazione alle pelli diverse e al diverso «grasso» dei capelli in generale.
Quindi fondamentale diventa anche qui la convenienza. Scegliere quello che costa meno, nel caso dello shampoo conviene.